le Piccole e Medie Imprese (PMI) rappresentano il 99% del totale delle imprese presenti nell’Unione Europea: per questo motivo non è esagerato definirle la colonna portante dell’economia europea. Le PMI si differenziano estremamente in virtù dei diversi modelli di business adottati, delle loro dimensioni effettive, delle età e dei profili professionali di chi le conduce; si va dalle libere professioni alle microimprese nel settore dei servizi alle imprese industriali di fascia media, e ancora dall’artigianato tradizionale alle start-up high-tech. L’affermazione delle PMI nel ruolo di agenti promotori dello sviluppo sostenibile e di un cambiamento profondo nella società è andata progressivamente consolidandosi negli anno e si traduce nel perseguimento di un profitto economico che minimizzi gli impatti negativi. Per questo motivo, è oggi impensabile che le PMI non considerino attentamente i rischi sociali e ambientali legati alle loro attività e i fattori che minacciano la loro esistenza nel lungo periodo; anche quando la ricaduta ambientale di una singola PMI è moderata, il loro impatto aggregato potrebbe non esserlo. Le PMI sono profondamente radicate nel tessuto economico e sociale europeo. Forniscono due posti di lavoro su tre, offrono opportunità formative in regioni e settori diversi, anche per i lavoratori poco qualificati, e sostengono il benessere della società, anche nelle aree più remote e in quelle rurali. La sostenibilità competitiva è il principio guida dell’Europa per il futuro. Il raggiungimento di un’economia neutrale dal punto di vista climatico ed efficiente sotto il profilo delle risorse richiede il pieno impego delle PMI. Per questo, l’adozione di specifiche misure è un requisito necessario perché sia possibile sviluppare imprese economicamente solide, nonché per dare opportunità di crescita a quelle PMI che desiderano crescere.